Il papa piange pubblicamente grandi lacrime quando denuncia la violenza sulle donne e volendo essere ricordato come uomo buono, evoca il moderno diritto delle pari opportunità, annunciando come prossima guida spirituale suprema in terra, una donna. Infine per fare proprio centro e volendo erigere un monumento contro i suprematisti di tutti i generi, sceglie una donna nera, Diamo allora il benvenuto alla “Black magic woman”, la Papessa Lucy.
Il papa piange lacrime di coccodrillo. Non dico che lui si sia messo a malmenare le sue suore, ma è certo che la chiesa difende con veemenza i dogmi obsoleti fondati sulla disugaglianza.
Di quale violenza parliamo allora? Non di quella fisica. No! Quella è roba da uomini delle caverne, troppo facile da condannare. Parliamo di quella violenza spirituale che giustifica la supremazia maschile. Da sempre la chiesa esercita la più grande ingiustizia ideologica, escludendo le donne da tutte le posizioni di potere della propria società. Da quando Eva fu plasmata da una costola di Adamo, affinché lui non si annoiasse, sino alla penosa discussione sul sacerdozio femminile del giorno d’oggi, corre un filo discriminatorio attraverso i secoli. Proprio la difesa del sacro principio biblico della disuguaglianza dei sessi favorisce tuttora la violenza fisica dell’uomo padrone sul sesso debole e ne giustifica il perdono da parte dei credenti.
La chiesa cattolica è un’associazione governata da un gruppo di vecchi uomini con il pontefice al vertice. L’attuale papa Francesco è un uomo giusto, pieno di buoni propositi, ma senza un reale potere. Prendiamo l’esempio del celibato, il vero male che affligge la chiesa. Il papa conosce il problema e avrebbe voluto trovare una soluzione.
Papa Francesco è un vero riformatore che vuole adeguare la chiesa alla società moderna. E così il mondo attende con ansia la nascita del “papa baby”.