Ammira i benpensanti per la loro capacità di creare intorno a se un piccolo mondo idilliaco, ma al contempo li detesta per la loro meschina superficialità. Soffre perché comprende che non potrà mai essere una di quelle persone con tanti amici stimati. Per quanto loro possono parlare bene di se e del loro mondo, rimarranno comunque ciechi per sempre.
Vivo l’inquietudine davanti ai nuovi mondi dei social network all’interno dei quali siamo tutti amici, dove ci parliamo addosso e dove ci pavoneggiamo davanti allo specchio della nostra bellezza immaginaria. I giovani vivono i “social” come un’estensione di loro stesso, un misto tra un raffinato mezzo di comunicazione e una droga collettiva che li trasforma in zombi. La personalità del gruppo soppianta quella individuale.
Non riesco ad essere così social come vorrei. Sarà una questione generazionale oppure sarà perché anch’io sono un vecchio lupo solitario. Ho avuto il mio primo telefonino a 40 anni e da quel giorno mi sembrano trascorsi secoli.
Eppure siamo solo all’inizio. Avremo tecnologie più potenti che risucchieranno gli animi permanentemente in mondi paralleli molto social, dove si navigherà su un unico gigantesco main stream di pensiero. Il mio motto di vita è sempre stato un detto tedesco, “In Gefahr und Not bringt der Mittelweg stets den Tod”, ovvero “nei momenti di pericoli, la via di mezzo porta sempre alla morte”. Non cadete nella trappola: esplorate i sentieri nascosti e le vie estreme dove si trovano le visioni e la creatività. Senza questi due ingredienti la vita non ha nessun valore e solo così riuscirete ad aprire gli occhi e potete godere della fortuna di morire da vedenti.